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San Giuseppe A'MemoriaSANGIUSEPPEA'MEMORIAal Museo Demo-etno-antropologico del Brigantaggio di Itri![]() Le origini dei fuochi che si accendono nei rioni del paese di Itri la sera del 19 marzo, San Giuseppe, si perdono nella notte dei tempi. Un mistero che fa il paio con la potente forza evocativa ed emotiva che ancora oggi la festa esercita sull'intera comunità itrana. Le ipotesi sono svariate. Pare che la tradizione dei fuochi sia legata alle celebrazioni pagane del solstizio; o ai ritmi della comunità agro-pastorale che alla fine dell'inverno svuotava le stalle; o alla disponibilità delle frasche derivanti dalla potatura degli alberi, in particolare olivi, che avviene ancora nei giorni della festa; o al santo protettore dei falegnami che un tempo, con la fine dei mesi più freddi, facevano pulizia nelle loro botteghe. Negli ultimi anni la tradizione è mutata (a fornire il combustibile è ora l'Amministrazione Comunale, in collaborazione con la Guardia Forestale), tuttavia, ancora oggi che la festa si è istituzionalizzata ed è diventata un capitolo importante nel calendario annuale delle iniziative culturali del Comune di Itri, il fuoco di San Giuseppe conserva, per i membri della comunità itrana, le caratteristiche proprie di una celebrazione collettiva, intesa come momento di sospensione del tempo sociale, occasione eccezionale, carnevalesca: San Giuseppe, a Itri, resta, insomma, una grande festa dalla densa sostanza culturale. Quest'anno il Museo Demo-etno-antropologico del Brigantaggio di Itri 6 e l'Amministrazione Comunale hanno deciso di dare spazio a questa sostanza culturale attraverso un evento, SANGIUSEPPEA'MEMORIA, ispirato e coordinato dal giovane antropologo Andrea Petrillo. L'evento è stato il frutto di un lungo lavoro di ricerca condotto da un ampio gruppo di studio, che ha visto in prima linea gli operatori del museo, i docenti e gli studenti dell'Istituto Comprensivo di Itri, gli artisti e gli scrittori del territorio e vari collaboratori volontari, e che ha coinvolto, infine, l'intera comunità in uno slancio corale di recupero della memoria e di elaborazione delle esperienze dei fuochi del 19 marzo. SANGIUSEPPEA'MEMORIA è stato un grande evento installativo multimediale il cui obbiettivo era quello di rendere il back-stage dei fuochi, la parte invisibile della festa. Un'invisibilità (oltre che pratica: chi, quando, dove, come si preparano materialmente i falò del 19 marzo) soprattutto emotiva, simbolica. Che riguarda, cioè, le rappresentazioni individuali e collettive della festa. L'installazione, diffusa su tutta l'area museale, interni ed esterno, ha impiegato, manipolato, assemblato, riattivato il vasto ed eterogeneo materiale (interviste audio-video, foto, disegni, racconti scritti, oggetti, rumori, quadri, sculture, ecc) raccolto durante la fase di ricerca. Il percorso espositivo non spiegava, non descriveva un fenomeno della tradizione popolare; lo rivelava. Si prefigurava, perciò, non solo come l'esito conclusivo di una ricerca etnografica (che sarebbe più corretto definire autoetnografica), ma come il suo prolungamento. Nello spazio museale, la festa è stata colta nel suo essere al contempo memoria ed esperienza. Tra i contributi alla realizzazione di SANGIUSEPPEA'MEMORIA c'è Il sacrificio dei giovani lecci. Per un'autoetnografia dei fuochi di San Giuseppe (ed. tre bit), un piccolo libro di Giovanni Burali d'Arezzo del CREA 7 (responsabile durante l'evento dell'elaborazione testi) che nella duplice veste di testimone e di ricercatore dà vita a una narrazione in cui la rievocazione della festa è inestricabilmente legata al racconto dell'infanzia dell'autore. Giovanni Burali d'Arezzo Altri articoli sul tema:
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Excerpt: Le origini dei fuochi che si accendono nei rioni del paese di Itri la sera del 19 marzo, San Giuseppe, si perdono nella notte dei tempi. Un mistero che fa il paio con la potente forza evocativa ed emotiva che ancora oggi la festa esercita sull'intera comunità itrana. Le ipotesi sono svariate. Pare che la tradizione dei fuochi sia legata alle celebrazioni pagane del solstizio; o ai ritmi della comunità agro-pastorale che alla fine dell'inverno svuotava le stalle; o alla disponibilità delle frasche derivanti dalla potatura degli alberi, in particolare olivi, che avviene ancora nei giorni della festa; o al santo protettore dei falegnami che un tempo, con la fine dei mesi più freddi, facevano pulizia nelle loro botteghe. Una nuova collaborazione del Centro Ricerche EtnoAntropologiche con il Museo del Brigantaggio di Itri. |
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Post date: 2015-05-26 23:07:00 Post date GMT: 2015-05-26 21:07:00 Post modified date: 2016-04-14 11:14:26 Post modified date GMT: 2016-04-14 09:14:26 |
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