Giuliano Farneti
Comacchio era stata chiusa già da molti anni, Tarquinia era stata chiusa, Cagliari era chiusa già dagli anni ’90, Cervia si salvò anche grazie all’appoggio del comune e dei sindacati perché nel frattempo era riuscita a entrare nel Parco del Delta del Po e quindi doveva essere salvata come riserva naturale. Ma per essere salvata come riserva naturale si doveva comunque per forza muovere le acque come se la salina fosse in funzione, perché altrimenti sarebbe stata una semplice palude come poteva essere, come possono essere la zona subito a nord di Ravenna, la famosa Piallasse, quella zona che era praticamente, è un flusso riflusso di acqua di mare all’interno di questo bosco che si mescola con l’acqua piovana e che ha creato questa riserva naturale della Piallasse, che comunque è importante ma Cervia sarebbe diventata un’altra riserva simile alla Piallasse, non aveva senso! Cervia doveva rimanere riserva naturale ma come salina.
Massimo Medri
Noi allora facemmo la scelta di aderire al Parco del Delta del Po, anche qui con molte più polemiche di quanto era successo con le saline, perché si pensava ovviamente che non ci riguardasse la cosa; io insistetti perchè invece… ovviamente le caratteristiche di questo territorio, ripeto per le saline, le pinete che non sono comuni e non è un caso che sono molto più vicine alla realtà ravennate-ferrarese che non a quella forlivese o riminese. Non dico che sono due mondi diversi perché come si dice viviamo dello stesso pane, però alla fine sono due caratterizzazioni fortemente diverse e due scelte anche di tipo amministrativo diverse: qui le pinete si sono salvate, cioè nel senso che sono stati fatti degli atti per cui si è deciso che quella roba lì doveva rimanere, da altre parti sono sparite dando spazio ad altre cose. Quindi vanno anche premiati questi sforzi, valorizzati; allora decidemmo di aderire al Parco del Delta del Po. Questo è l’unico parco, probabilmente in Europa ma sicuramente in italia e forse nel mondo, che ha due saline, che sono le saline di Cervia che hanno ripreso la loro parte produttiva e le saline di Comacchio che stanno faticosamente riprendendo anche loro con un procedimento simile a quello che ha fatto Cervia.
Augusto Pezza
Beh, la salina di Cervia, una volta chiusi dai Monopoli di Stato, si formò subito questa società, questo passaggio al Comune, il quale formò la società insieme alla Provincia, alle Terme, il Parco del Delta, la Camera di Commercio, e c’era ancora dentro un 20% di ETI, che era il Monopolio di tabacchi che successivamente si chiamò ETI, Ente Tabacchi Italia. Io in un primo momento così, non si sapeva poi cosa pensare anche perchè in un primo momento non è che si dovesse produrre del sale; era l’oasi che si era creata. Poi si ottenne la possibilità di poter fare 10.000 quintali di sale a scopo turistico promozionale, che non doveva neanche essere commercializzato tra l’altro. Poi i personaggi che sono entrati in salina, presidente e amministratore delegato in particolare, sono riusciti piano piano ad avviare sia la produzione che la vendita, per cui si sente parlare molto bene del sale di Cervia. In televisione tutti ne parlano perchè è un sale di altissima qualità, unitamente anche alla vecchia salina Camillone, perché il presidio slow food è della vecchia salina Camillone, io credo, mi piace anche pensare che noi volontari della Camillona un pochino abbiamo aiutato questo discorso di Cervia, dire se si parla del sale di Cervia se ne parla un pò in tutta italia, anche nel mondo ormai del sale di Cervia, credo che dal punto di vista promozionale conti molto il sale per Cervia, abbia contato e conti tuttora molto.
(I brani sono estratti da interviste condotte da Maria Antonietta Alessandri)