Mario Fucci
Mi ricordo che in salina sapeva tutto di sale: l’aria che si respirava, la pelle, i vestiti, la pagnotta che la mamma mi dava a volte per merenda, anche in casa si respirava l’aria di salina, forse per i vestiti, gli abiti che si portavano a casa.
[…] Quando il cumulo del sale, le mont de sel, era abbastanza alto mi divertivo anche a salirci sopra arrampicandomi sulle stuoie che coprivano il cumulo del sale stesso, perchè da lassù riuscivo a vedere in un panorama molto più ampio buona parte delle saline, dei bacini delle saline e vedevo anche con maggiore nitidezza le colline, come Bertinoro, San Marino, che in quell’epoca alla mia età mi sembravano lontanissime; è chiaro che in quel periodo, in quell’epoca le dimensioni di spazio e tempo erano diverse da quelle di oggi. Nei pomeriggi estivi quando nella calura estiva dopo aver rimosso la crosta del sale mi riparavo all’ombra della capanna, la capanna che il nonno tutti gli anni all’ inizio di stagione costruiva con delle stuoie. La capanna aveva sempre l’apertura verso est verso il mare, per sfruttare al meglio la brezza fresca di mare.
[…] Oppure mi piaceva molto anche stendermi nel prato, o nel prato della rosa come dicevo prima oppure anche sull’erba dell’argine del canale, perchè mi piaceva ascoltare i grilli, il canto di richiamo degli uccelli, che ce n’erano tantissimi ricordo, tantissimi ce n’erano… In più sopra di me in un cielo azzurro ancora più intenso nel ricordo, ancora più intenso nel ricordo c’era sempre tutti i giorni un’allodola che immobile fremeva e il nonno mi diceva che quell’allodola stava attenta al proprio nido perché non fosse aggredito dal falco, dal falco predatore. Comunque tutt’attorno, tutt’attorno si percepiva il profumo dell’erba, dei fiori… Ricordo le giunchiglie in primavera che andavamo con la mamma a raccoglierle, ce n’erano tantissime queste giunchiglie che avevano un colore bellissimo, che poi esaltavano ancora di più nel verde cupo dell’erba delle saline.
[…] Ricordo che nel bacino, nel bacino dove c’erano le burchielle in attesa o chi veniva in un primo momento scaricato oppure in attesa di essere scaricato, c’era un vociare continuo, un vociare che era diciamo così aumentato ancora di più il rumore dai macchinari che asportavano il sale dalle burchielle. Questo lo voglio mettere anche in relazione al silenzio che c’era in salina: in salina era tutto attorno, era sereno, c’era una serenità, una tranquillità… Si udiva ogni tanto un salinaro che dava la voce a un altro, poi più niente, poi silenzio.”